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OTTAVIO BOTTECCHIA

OTTAVIO BOTTECCHIA THE ITALIAN POWER

San Martino di Colle Umberto 1 agosto 1894 – Gemona del Friuli 15 giugno 1927.

Primo Italiano a vincere il Tour De France nel 1924, indossando la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa, e a replicare la vittoria l'anno successivo. Il Muratore del Friuli, Ottavio Bottecchia, è diventato un mito indiscusso del ciclismo.

“Avanza a falcate, preciso come il bilanciere di un pendolo: sembra l’unico che non faccia sforzi superiori alle sue possibilità. Ha sedici minuti sul secondo classificato. Ma oggi non canta.”

LA STORIA DI UNA LEGGENDA

Ottavio Bottecchia, leggenda italiana del ciclismo internazionale, è stato la rivelazione più sensazionale del Tour de France. Entra nella storia per essere il primo atleta italiano a vincere il Tour de France, indossando la mitica maglia gialla dal primo all’ultimo giorno e difendendola ad ogni tappa. Riesce in soli tre anni a strabiliare le folle e a stravolgere il mondo del ciclismo con i suoi successi e il suo carisma.

Taciturno e oscuro, senza conoscere una parola di francese e senza aver mai visto una strada d’oltralpe, vince la corsa più dura del mondo ed entra per sempre nella leggenda.

La nascita di un campione

Bottecchia non è stato solo un famoso campione del ciclismo; non è stato solo un coraggioso eroe della grande guerra; non è stato solo un instancabile lavoratore attaccato alla famiglia e alla sua terra. Il mito della sua vita è confuso tra leggenda e realtà, e l’enigma che aleggia attorno alla sua morte solitaria rende ancor più alta la parabola della sua esistenza terrena. Il destino della famiglia Bottecchia l’avrebbe voluto emigrante per necessità di lavoro. Il destino di Ottavio, invece, lo volle far espatriare su due ruote.

Ottavio iniziò a fare il manovale in piccoli cantieri edili, poi lavorò come carrettiere e per tre anni si spostò, con carri pesanti e cavalli, su e giù per i boschi del Cansiglio, per caricare i tronchi d’albero da trasportare alle stazioni ferroviarie più vicine. Ogni tanto per diletto prendeva in prestito la bicicletta del fratello Giovanni, lo faceva sentire felice e libero.

Ma la tranquilla armonia della famiglia Bottecchia non durò a lungo: nel 1914, la terribile guerra deflagrò e cominciò a incendiare l’Europa. Quando anche l’Italia entrò nel conflitto, il governo requisì ai Bottecchia carri, cavalli e tutti i figli maschi. Fu in questa occasione che Ottavio mostrò il suo coraggio e la sua disinvoltura in sella alla bici. Dopo un breve addestramento venne infatti arruolato nel corpo speciale degli esploratori d’assalto, equipaggiati di biciclette pieghevoli, dove si distinse per azioni che gli valsero la medaglia di bronzo al valor militare.

Congedato dall’esercito, Ottavio torna al suo lavoro e alle corse ciclistiche. Erano competizioni brevi, che però lo vedevano sempre primeggiare per le sue qualità fisiche. Teodoro Carnielli, proprietario di una piccola industria di biciclette e presidente dell’Associazione Sportiva di Vittorio Veneto, fu il primo a regalargli una bici da corsa e a inviarlo ai dirigenti dell’Unione Sportiva di Pordenone, dove iniziò a mietere i primi successi.

L’undicesima edizione del Giro d’Italia fu vinta da Costante Girardengo, ma quinto in classifica generale, e, primo in quella degli isolati e degli juniores, c’era Ottavio Bottecchia. Il Giro quindi gli fruttò la consacrazione della stampa come “miglior uomo in gara”.

Il quinto posto ottenuto da Ottavio Bottecchia all’11° Giro d’Italia, al suo terzo anno tra i professionisti, fu notato da Aldo Borella della casa francese Automoto che gli propose di entrare nella squadra e di correre il Tour de France al fianco dei temibili fratelli Pélissier. Sin dalla prima tappa apparve chiaro che Ottavio Bottecchia fosse un fuoriclasse unico ed un grande campione: al termine della prima tappa, 381 km da Parigi a Le Havre, Ottavio tagliò il traguardo per secondo su oltre 200 partecipanti. I tifosi francesi lo adottarono, il suo nome in pochissimo tempo era sulle bocche di tutti “Bottescià! Bottescià!“. Ma la vera sorpresa si rivelò la tappa successiva quando conquistò il primo posto e la prestigiosa maglia gialla. I giornalisti francesi non mancarono di esaltare quotidianamente la rilevazione italiana. Il primo Tour de France del fuoriclasse italiano, che aveva conquistato il cuore ed il sostegno di tutti gli italiani, si concluse con un fantastico secondo posto alle spalle del capitano della propria squadra, Henri Pelissier.

Nel giugno del 1924, Bottecchia era in piena forma, pedalava senza alcuna fatica su qualsiasi pendenza, il fiato era perfetto, il morale altissimo. L’atleta rivelazione dell’edizione precedente sorprese tutti i partecipanti, tagliando il traguardo per primo sin dalla prima tappa, conquistando la tanto ambita maillot jaune.

Quell’anno non ci fu gara né storia per alcuno: Bottecchia si mise la maglia gialla alla prima tappa e non se la levò fino a Parigi, incoronandosi campione davanti a Frantz ed instaurando il primato di esser stato il primo atleta ad indossare la maglia gialla del Tour dalla prima all’ultima tappa.

Il 22 luglio la prima pagina della Gazzetta dello Sport titola a lettere cubitali: “Bottecchia vince trionfalmente il Giro di Francia e raggiunge la meta che da 20 anni i più forti routiers italiani perseguivano invano”. Bottecchia non è solo il primo italiano a vincere la prestigiosa competizione francese, ma anche il primo corridore nella storia del Tour ad aver indossato la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa.

Non contento, dopo il trionfo assoluto del 1924, vinse il Tour de France anche l’anno successivo, nel 1925: al termine del ventesimo Tour de France, su 130 corridori solo 49 ritornano a Parc des Princes. In maglia gialla sin dalla prima tappa, Ottavio sale sul primo gradino del podio anche nella 6°, nella 7° e nella tappa conclusiva del Tour indossando la maillot dalla nona alla diciottesima tappa. Al traguardo di Parigi, Ottavio arriva vincitore confermando il primo posto dell’anno precedente in classifica generale, davanti a Lucien Buysse, staccato di 54’20”, ed a Bartolomeo Aimo (56’17”). L’accoglienza per Bottecchia è da trionfatore e lo sport italiano è sugli allori.

La carriera e la vita di Ottavio Bottecchia si spensero presto, il 15 giugno 1927 a Gemona del Friuli, in provincia di Udine, in un contesto sul quale aleggia ancora il mistero. Uno strano incidente, causato probabilmente da un malessere tutt’ora inspiegato, colpì il 33enne Ottavio mentre percorreva le familiari strade dove era solito allenarsi ed ancora oggi non si hanno certezze a riguardo. Quel che è certo è che quel giorno si spense un grande campione.

CENTENARIO BOTTECCHIA

1924/25-2024/25

Bottecchia Cicli celebra il centenario delle prime vittorie italiane di Ottavio Bottecchia al Tour de France. Cento anni dopo le bici che portano il suo nome continuano a far sognare i ciclisti di tutto il mondo.

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